mercoledì 18 marzo 2015

Hai sognato?: Custodi in BLU

Hai sognato?: Custodi in BLU: Indosso vestiti, quelli miei più comodi, che userei in giorni di sole e ho l'età di oggi. Mi trovo a correre, con quella leggerez...

martedì 17 marzo 2015

Custodi in BLU


Indosso vestiti, quelli miei più comodi, che userei in giorni di sole e ho l'età di oggi.

Mi trovo a correre, con quella leggerezza nelle gambe che hanno i bambini, quando giocano, come se quella fosse l’ultima volta che giocheranno, totalizzanti nel loro gioco definitivo. Io sto giocando a nascondino con la mia storica insopportabile collega di lavoro e con mio cugino, quello che è partito per l'Australia, quello che non vedo da almeno dieci anni, quel tipo di personaggi che tutti hanno depositato in uno dei meandri della propria memoria e del proprio armadio (uno scheletro, appunto!).
Insieme noi tre facciamo quello che, apparentemente, sembra un gioco e che consiste nel correre all'interno di un edificio vecchio e fatiscente, con le luci gialle e i mattoni rossi a terra e ci spingiamo sempre più all'interno.
In questo luogo scopriamo che ci sono alcune persone sofferenti, maltrattate e torturate, che giacciono a terra, che si lamentano.
Ogni volta che ne vediamo una, che sentiamo le sue grida e che la vediamo contorcersi, cominciamo ad urlare anche noi e corriamo  cercando l'uscita, immediatamente consci del pericolo che stiamo correndo.

Fuori dall'edificio, recintato, si trova una villetta comunale con l’atmosfera confortante di alberi, un bar, gli anziani che giocano a carte, la gente che cammina con le buste della spesa, i bambini in bicicletta.



Questo entrare e uscire dall'edificio diventa un gioco sempre più frequente, non facciamo altro che compulsivamente entrare e uscire da questo posto, alla ricerca dell'orrore. Vogliamo vederlo fortemente per esserne spaventati e correre subito via. Ogni volta sentiamo urla o pericoli, corriamo via sempre più veloci. Ad essere onesti, non so se ho visto molte persone sofferenti o se ho vissuto molto di più la paura di vederle e poi spinta da quella, fuggivo via.
Durante la notte e il sogno aumentavano ad ogni uscita dall’edificio, ad ogni corsa, che diventava sempre più faticosa, con le gambe che si facevano sempre più pesanti.

Ancora una corsa nell'edificio e ad un certo punto, dal fondo del corridoio, ci corrono incontro, aggressivi, tanti tanti ragazzi in gruppo, forse i custodi, con i capelli lunghi, le barbe e le tute blu, come quelle che indossano i meccanici o gli operai.

Noi tre schizziamo fuori. Sento che le gambe non ce la fanno. Pesano. Ragioniamo sul fatto che non possiamo tornare nelle nostre case perché lì ci scoprirebbero e allora decidiamo di separarci per cercare ognuno il proprio nascondiglio.

Sono rimasta da sola, la villetta è silenziosa e per quanto io faccia, il mio nascondiglio non diventa mai abbastanza sicuro, in un bar, dietro una macchina, sopra un albero, so che quei custodi mi troveranno, e mi tortureranno. In preda all'ansia mi spavento e mi sveglio. Il respiro è affannoso, intorno a me continuo a vedere i custodi che mi cercano, hanno espressioni cattive e io non ho rifugio e ho freddo.

Finisce il sogno e, come quando si stacca immediatamente la spina, tutto si spegne, le immagini vanno via e a poco a poco comincio a pensare che sono al sicuro, a casa, nel mio letto, non corro pericoli e se allungo una mano c'è lui, Co-Dreamer che mi abbraccerà!

venerdì 13 marzo 2015

Se poi Brancoli nel BUIO


Ci sono volte in cui brancoli nel buio alla ricerca di un senso.  
In realtà tu (e forse solo tu) un senso lo hai, lo vedi anche bene, ma quello che cerchi, quando brancoli, è una conferma dal mondo, dal di fuori, da quelli che invece ti sembrano non brancolare affatto, solidi nelle loro scarpe. Aspetti un segno da loro, che ti dicano "Ehi, siamo qui, ti vediamo, è tutto ok!"

… se brancoli, ignorando dove vanno i tuoi passi, sperando che si stiano muovendo nella direzione giusta, poi cerchi segni ovunque e trovi anche quello che ti sembra un segno e poi non lo è.
Ti sei ingannato.  
Oppure ti capita di non saper capire, di confondere un segno con qualcosa che di significativo, per te, sembra non avere nulla, perché non tu hai gli occhi per saper guardare quel dettaglio, da quel punto di vista o ancora perché non è il momento di guardare in quella direzione ed in quel punto!

Poi arriva un segno, che può sembrare banale agli occhi di molti, o forse proprio di tutti ed invece nel buio della tua casa, accende una luce fioca. E ti dice proprio: “Ehi, sono qui, ti vedo, è tutto ok!”

Ti capita poi per caso di leggere un articolo di Imma Vitelli e di rimanere affascinata dal suo modo di raccontare l'Africa, la vita di stenti eppure serena e intensa del suo popolo, che si scandisce ancora, come da sempre, con i ritmi di un sole potente, imponente, come quello che sorge laggiù. Vive di Africa lei, che è forte, più di certe regole!
Nella sua presentazione si dice di lei: "Sogna molto la notte. E ha imparato a fidarsi dei suoi sogni!"
 

E’ una frase. E’ lì che non chiama nessuno ed invece sa chiamare me.

Forse lei è un po’ come me! (ehm con le dovute distanze, geografiche etc …)
Dunque persone come me ci sono, che sognano, che si fidano dei loro sogni.
Anche se si aggirano lontane, per l’Africa, io non brancolo da sola! Allora è vero, allora si può! Si può camminare su binari dai percorsi ignoti, solo perché abbiamo l'intuizione che ci portino di là dal monte, si può attraversare a nuoto lo stretto di Gibilterra perché poi si troverà ristoro e visi amici.
E la fatica e il senso di smarrimento per la via e la stanchezza sono parte del viaggio, saranno scoperta e meraviglia, paura e sconcerto. Saranno il viaggio ed il solo sano gusto di affrontarlo senza timore! Brancolare è IL viaggio e consegna a questo un sapore unico!

Vista Imma, poi ho saputo vedere molti. Cominci a guardarti intorno e vedi nuove fioche luci accendersi e illuminarsi per la tua sola vista, per te che ha gli occhi per guardarle.
E capisci che non sei più sola e che sei circondata da brancolatori e brancolatrici solitari, perché la verità è che ignoriamo il percorso che i binari faranno e se stanno nella direzione che desideriamo, ma siamo carichi della nostra voglia di scoprire ancora gusti di gelato nuovi e se di là dal monte ci sono villaggi!

lunedì 9 marzo 2015

Cambiando il file, certe cose ... cambiano!


Ci sono giorni in cui la vita parallela, quella che vivo nei sogni, mi prende, mi coinvolge e poi mi convince che è lei quella vera, quella intorno alla quale sto passeggiando ogni giorno.

Poi suona la sveglia, mi rigiro su un fianco e mi accorgo che la notte magica nella quale stavo vivendo si è trasformata in un'alba grigia e nebbiosa di un giorno tutto ancora da cominciare.
Ed in quell'attimo in cui la meraviglia e ogni candore si scontrano perdenti con la realtà, il mondo di là, di colpo svanisce, corre lontano in una maniera che sembra persino difficile da riacciuffare.
Ogni notte mi tuffo nella mia normalità parallela e so che lì si può sostare per un po’, vorrei starci molto di più, fino a quando il corpo e la testa me lo permettono ed invece sarà una piccola sveglia dal suono tedioso a scandire il mio senso del dovere e dell'opportuno.
E' lei che mi introduce alle regole del mondo che vivo di qua dalla meraviglia!  Al risveglio conservo per me ancora un senso di leggero stupore, che piano piano scompare per ricostruirsi in una solida realtà di cui posso condividere i tratti con i miei consueti interlocutori.


Mi accade ormai da qualche notte che mi infilo velocemente nel mondo parallelo, imparo anche più velocemente le sue regole e poi incontro persone che conosco, che non vedo o che so che non vedrò per molto tempo.
Ultimamente le sto incontrando in un albergo, tutte ammassate nella hall, con gli specchi e le luci d'oro, che vengono tenute piuttosto basse, per il rispetto dell’ora, proprio come negli hotel di lusso degli anni '90.





  


Ognuna delle persone che incontro e conosco ha un letto nella hall, i letti sono vicini ed anzi vicinissimi fra loro e vengono inframmezzati da sobrie tavole apparecchiate per la colazione del giorno dopo. Sono persone che accomuno per la loro attività, generalmente ragionieri che conteggiano le spese di una azienda. Sono numerosi ed ammassati gli uni agli altri. Alcuni di loro sono affaticati, spesso si asciugano il sudore e sospirano. Nel mio sogno, credo di conoscere il loro lavoro e, nella vita al di qua della meraviglia, so di aver lavorato con alcuni di loro. Non faccio parte del loro gruppo (non sono mai stata un ragioniere in vita mia), non sono ammassata in un letto in una hall di albergo, non sospiro e sento che non mi manca nulla di quella vita.

Sto ancora dormendo, ma in un momento di apparente lucidità, mi sembra di capire che questo è un sogno che faccio in maniera ricorsiva, ad una certa ora, ogni notte, cioè poco prima del risveglio.

E’ l’alba, io continuo a sentirmi razionale e lucidissima e mi dico in sogno: "Bene, anche questa notte ricorre lo stesso sogno, ma questa volta c’è qualcosa di diverso ... ho cambiato il file di esecuzione ... stavolta si chiama "Family"!

Al vaglio, quando sono ormai sveglia, numerose ipotesi … e forse una ed una sola!

sabato 7 marzo 2015

La Mia Martenitza

Da poco sono nata in questo posto ed anche io farò la mia martenitza da donare alla terra, al vento e ai fiori che arriveranno, che non appassiranno!

mercoledì 4 marzo 2015

Mio dio di nuovo il fiocco BLU!

ore 7.30


La sveglia è già suonata ed è già tardi, come sempre devo correre, la colazione oggi non importa ... certo, ho una fame ... vestire?, ah si, mi devo vestire, un jeans, andrà bene, è comodo il mio solito Levi's strappato sul ginocchio, frutto della caduta dal motorino.
Il maglione che mi ha regalato mamma dov'è? Quello che mi porta fortuna con il compito di italiano? Quello che avevamo preso in vacanza, dov'è, dov'è?

Uffa, mmmm, grrrrrr, nel cassetto di mia sorella, sempre la solita distratta!
Mi vesto di corsa.
Non ho ancora mangiato la mia zuppa di latte e savoiardi, (il cibo è un chiodo fisso anche in sogno)
Oddio è sempre più tardi, il latte è ancora bollente, non importa, lo berrò, sarò ustionata ma puntuale.

 
Mi viene in mente di colpo che mi devo ancora mettere il grembiule bianco e il fiocco blu e ho un sussulto, non posso non uscire senza la mia divisa, oddio è tardi, devo indossarla ancora!

Faccio una corsa affannata, mentre tutti gli oggetti cadono intorno a me o mi arrivano addosso. E' come se mi trovassi nel mezzo di una tromba d'aria, in cui le cose escono dai mobili, in un turbinio di elementi e mi  volano intorno.
Esco di casa e BUM!

ANSIMO E MI SVEGLIO
FINE SOGNO!
Suona la sveglia e io ritorno su questa terra, la mia.
Impiego alcuni secondi per capire che non mi servirà il fiocco blu, perché la scuola è finita più di venti anni fa (dio mio, è una tragedia ogni volta che ci penso! Sono già volate, in un secondo, migliaia di mattine di blu infiocchettate).
Poggio i miei piedi sul pavimento e guardandomi intorno, capisco che non avrò la mia zuppa di latte e savoiardi, ma solo un caffè bollente e amaro, metterò su i tacchi che nel frattempo ho imparato ad indossare, con meno fatica e stamperò un sorriso smagliante sulle labbra!
Buon giorno Mondo! 
Eccomi!

lunedì 2 marzo 2015

Una Lingua Di Terra Lunga Un Ponte



Viene in pace, viene quando non lo pretendi, quando ti fermi ad aspettarlo, quando sai che arriverà.

... E Lui Arriverà Quando Vuole Arrivare!

E’ arrivato. Un sogno, come un regalo, quello di un uomo a se stesso, un messaggio in bottiglia che si fa storia, per essere capito, per essere raccontato, meraviglia del cervello umano, che sa creare trame, che sa intrecciarle meglio di qualunque sceneggiatore.

Alla consueta domanda: "Oggi hai sognato?" Questa volta, la risposta è stata "SI" ... confortante, inconfondibile "SI!"

E poi è stato un fluire di parole e marmellata, immagini inzuppate nel caffè, descrizioni e atmosfere di miele.

Questo racconto è in terza persona, perché non un qualsivoglia Dreamer, ma IL Co-Dreamer, costantemente di vedetta, ha prodotto il primo sogno della nuova era!

Stava camminando su un ponte, che ha visto più come una lingua di terra che unisce due montagne.
Certo è complicato descrivere qualcosa che non esiste in natura e che l'uomo non riesce a creare se non in un sogno, però provate lo stesso a fare uno sforzo di immaginazione.
Provate a pensare a questo ponte - che è anche una lingua di terra - dove si può camminare agevolmente e che è altissimo, anzi altissimissimissimo! Talmente alto che non si distingue affatto cosa ci sia al di sotto. Provate ad immaginare lo smarrimento che avete se provate a guardare giù e poi provate a pensare che dovete andare avanti, che è necessario, che l’alternativa sarebbe stare fermi lì, stagnanti per sempre!

Sarebbe certo  una situazione che provoca paura, terrore di proseguire e di rimanere.

Per paura di cadere e finire nel chissà dove, il mio Co-Dreamer, sceglie di camminare carponi, perché sa bene che quella è una posizione più solida e sicura. Non gli importa se impiegherà  il doppio o il triplo del tempo per raggiungere l’altro lato della terraferma, perché in fondo è sempre bene procedere sicuri nel proprio andare.

Arriva imprevista, una macchina in direzione contraria ed il co-Dreamer, deve farsi proprio piccolo piccolo per consentire alla macchina di passare senza esserne schiacciato. Deve essere anche attento a non cadere giù dal ponte. Diventa davvero piccolo piccolo e con la mente si sforza di essere sempre più piccolo anche dentro, anche negli organi vitali, prova a respirare di meno, perché si sa che gli organi sottovuoto occupano meno spazio.

La macchina riesce a passare e lui ricomincia a respirare, ad allargare i suoi polmoni, tuttavia non si rialza in piedi, continua a pensare che sarà meglio proseguire ancora sicuri sulla propria strada, camminando a quattro zampe.

Il profondo nulla imperscrutabile sotto l'altissima lingua di terra, dopo alcuni passi di zampa, finalmente diventa un meraviglioso lago azzurro e questo sogno finisce in un liberatorio salto nel lago, che mette fine al camminare sicuro, lento che non consente di vedere tutto il bello che il posto offre.
Un salto nel lago profondo nonostante la paura del freddo e del fondo, sapendo finalmente dove lasciare andare il proprio corpo!