venerdì 27 marzo 2015

Un ipad in ogni vita

Che la tecnologia e i mezzi di comunicazione siano il liquido amniotico nel quale siamo immersi è ormai una evidenza.

E’ una evidente realtà anche il processo di identificazione dei mezzi di comunicazione con le persone, perché attraverso questi stessi mezzi, comunichiamo e ci confrontiamo con il resto del nostro mondo.

Che tutto questo succeda in un sogno, nel mio sogno è almeno curioso!

Narrovi:

Ho sognato di essere in un hotel … di nuovo un hotel (mmm forse anche su questo devo ragionare, in effetti l’hotel è una ambientazione che ricorre frequentemente nei miei sogni).

Nell’hotel si sta tenendo una conferenza.
Qualcuno nella confusione mi consegna un cellulare e mi dice che appartiene alla mia amica, Pat, che dovrà sposarsi di lì a poche ore e per questo conviene che lo custodisca io per lei.
Penso di portarlo nella mia stanza, per tenerlo al sicuro.
Mentre dormo, il cellulare mi viene portato via.

Al mio risveglio, dopo aver scoperto di non avere più il cellulare sul comodino, chiedo, disperata, se gli ospiti della conferenza lo hanno trovato per caso dalle loro parti: ci sono solo donne, tutte impegnate ad ascoltare, scrivere o conversare tramite Ipad o Iphone. Mi guardano sorridenti, ma in realtà mi attraversano solo con lo sguardo, completamente distratte e assorte nei loro pensieri.





Realizzo che il cellulare si trova in uno di quei posti dove si può spedire denaro all'estero e vado a cercarlo lì.
So che è tardi, Pat si sta per sposare e se non mi sbrigo perderò la cerimonia.
Mi metto in fila e aspetto il mio turno, sono sempre più in ansia, penso che se solo chiamassi il mio CoDreamer, lui mi direbbe di stare tranquilla e avrebbe la soluzione per me. In effetti lo sento accanto a me, ma è solo una presenza "angelica", se mi giro quella sensazione di conforto svanisce e allora per continuare ad averlo accanto e sentirlo vicino, non mi giro a cercarlo con gli occhi.

Il tempo sta volando, la mia amica ormai è già sposata.
Finalmente il cellulare mi viene restituito ed io esco fuori da quel posto.

Mi trovo nel centro di un piccolo paese, in Puglia, è giorno, ma il cielo è nero e la notte è stellata. Io adesso piango perché so che ho perso la parte più importante del matrimonio e so che CoDreamer si arrabbierà perché io non c'ero!

Dunque il sogno finisce, io ho finalmente con me il cellulare. Questo oggetto è diventato nel sogno, in ordine di apparizione:

-          il simbolo dell’affetto e della cura che devo avere nei confronti di una amica

-          la fonte dell’isolamento delle donne con le quali provo a creare una interazione

-          il mezzo per comunicare con CoDreamer, per salvarmi

-          il prezzo pagato all’ansia e al disagio

-          il mezzo che concede serenità quando lo si possiede, anche se sembra capace di invertire il giorno e la notte

ovviamente il telefono è la metafora e l’escamotage per raccontare un meccanismo

L’hotel, le donne impegnate ma senza empatia, il cellulare simbolo del contatto con il mondo, del bene che provo per la mia amica, la fonte di supporto e affetto, CoDreamer che c’è anche quando non lo vedo, il giorno vissuto come una notte bellissima, il pianto liberatorio.

Che mondo enorme, il mondo che abbiamo dentro, quanto più ricco è di ogni file e tabella su cui ci chiudiamo ogni giorno!

martedì 24 marzo 2015

Signora Gina

Hai sognato?: Signora Gina: Ha le mani grandi. Lei è tutta grande ed è tutta tonda. Ha gli occhi neri e un sorriso che fa subito casa. Prende lo stesso treno da tre...

Signora Gina


Ha le mani grandi. Lei è tutta grande ed è tutta tonda. Ha gli occhi neri e un sorriso che fa subito casa. Prende lo stesso treno da trent'anni. Serve ad andare a far le pulizie a casa della signora Lavinia, nel centro di Roma. Ancora oggi siede in treno come trent'anni fa, in silenzio ad osservare il mondo che le scorre davanti.

Oggi non andrà dalla signora Lavinia e non luciderà la sua argenteria.

Andrà in centro, ma questa volta per entrare in un laboratorio ed essere per qualche ora la persona che tutti guarderanno. Tutti aspetteranno solo le sue parole.




Signore e signori, oggi quirche!

Un francese perfetto, una eleganza imparata dopo anni a servizio da Donna Lavinia, per poche ore al giorno, in quel laboratorio, questa simpatica signora diventa una donna sicura e allegra!
Le mani sapienti valutano il peso degli ingredienti dal volume e dalla forma, la bilancia non le serve.
Per lavorare bene ,serve buon umore e allora mette un po’ di musica, più che altro un compromesso: No Verdi, No Claudio Villa, ma una onesta radio di musica Italiana. SI ai Beatles con il nome letto così come si scrive e pure Ligabue e Cesare Cremonini "che potrebbe essere mio figlio".

La signora impasta con tutte quelle mani così piena di dita.

Impasta e balla, ancheggia a ritmo di musica, è spassosa, ride con i suoi allievi, Donne Lavinia e donne delle pulizie, dimesse e colorate, che arrivano in laboratorio con treni in silenzio, oppure su lussuose macchine.

Anche la signora tonda, Gina, rientra pienamente nel progetto "Maryhappy".

Il tema del suo progetto è: "Ho un sogno, desidero viverlo e mi muovo per spostare la mia storia in modo che venga a me, anche se non ho più vent'anni .. o forse soprattutto!" I sogni di cui sto parlando non sono vissuti di notte. Sono il bisogno di rispondere alla domanda "che gusto c'è?", che gusto c'è a svegliarsi la mattina per andare nel solito posto per il solito lavoro? Che gusto c'è a mangiare la minestra? E’ possibile provare un gusto nuovo? C'è un gusto gustoso per me? Esiste qualcosa di più gustoso per cui valga la pena di fare una prova?

La signora Gina risponde alla domanda con le quirche, la musica, i suoi allievi, provando a far convivere le cose che ama con le cose che deve fare.

venerdì 20 marzo 2015

Progetto MaryHappy


In questi giorni ho deciso di lavorare sul progetto Maryhappy

Voglio vivere completamente infilata nella Maryhappyness.

Questa mattina a colazione, appuntamento con Mary, e così sono alla mia seconda colazione, che adesso ha guadagnato il nome di MaryHappy da gennaio 2015!
Lei è la mia dirimpettaia di scrivania.
Si sa che quando si è dirimpettaie, si vivono con uno zoom le ansie, i sospiri ed i sorrisi di chi si ha di fronte. Io so quando Maryhappy sta bene, quando il lavoro scorre liscio e lei è serena.
Quando la fronte le diventa piena di rughe so che non sta succedendo nulla di buono.
Il suo lavoro certe volte sembra essere la sua via d'uscita, vissuto con estrema responsabilità, portato spesso a casa, Maryhappy sembrava non riposare mai, nervosa e preoccupata di compiere il suo dovere con tutta l'efficienza di cui è capace.

Quando è arrivato Fabrizio, che viveva a 500km, lei continuava a stare alla sua scrivania, ma a volte, coperta dai suoi mille riccioli rossi, la scoprivo ad arrossire in silenzio, delicata come una adolescente che conosce l'amore per la prima volta.
Ama cucinare, occuparsi della sua casa, non si ribella, non chiede spiegazioni, torna a casa dove si rifugia e cura il suo spazio caldo. Fabrizio si infila delicatamente nella sua vita e con leggerezza ne cambia il corso. Maryhappy diventa capace di far cadere le strettissime regole nelle quali si era infilata e impara a sentire il lavoro come una istituzione importante che però si attiva solo per 8 ore al dì!

Fabrizio le ha chiesto di sposarla, avrebbe lasciato la sua città a 500km di distanza per lei.

I giorni dei preparativi intrecciati al lavoro la rendevano quasi isterica: la festa, le bomboniere, il vestito insieme alle call, le riunioni, le mail in un crescendo di fermento e stress, ore in viaggio, Londra, Puglia, Abruzzo, in un continuo frullare!

Poi STOP! Maryhappy per due mesi per completare i preparativi del suo grosso grasso matrimonio al sud, fra i limoni e gli ulivi.

Di lei nessuno sa più nulla, cambia solo il suo profilo su whatsapp : si vedono solo prati verdi e fiori. Raggiante nel suo vestito bianco e con un cannolo in testa come acconciatura, viaggio di nozze, mare sole e il suo Fabrizio.


 

Tornata in ufficio nel bel mezzo di gennaio, abbronzata e con gli occhiali da sole, ride e continua a ridere, ha preso qualche chilo ma tutto in bellezza si esprime.

METAMORFOSI AVVENUTA
Anche se è buio, anche se fuori piove, lei ha sempre i suoi occhiali da sole, come se il suo viaggio di nozze non fosse mai finito.

Il lavoro è una priorità ma solo durante le sole ore di lavoro. Diventa ancora rossa, quando la chiama Fabrizio. Lui è a casa e la sera guardano insieme la tv e parlano dei loro progetti, davanti all'insalata (perché lei adesso è a dieta).

Il progetto Maryhappy è dunque questo: lasciare entrare il sogno, che diventi quotidiano il cappuccino ed un sorriso a colazione ed un'insalata con gli occhiali da sole quando torniamo a casa la sera!

Dimenticare il continuo frullio del cervello ed entrare in uno spazio più leggero a distanza di pochi passi, del proprio vicino di vita.

mercoledì 18 marzo 2015

Hai sognato?: Custodi in BLU

Hai sognato?: Custodi in BLU: Indosso vestiti, quelli miei più comodi, che userei in giorni di sole e ho l'età di oggi. Mi trovo a correre, con quella leggerez...

martedì 17 marzo 2015

Custodi in BLU


Indosso vestiti, quelli miei più comodi, che userei in giorni di sole e ho l'età di oggi.

Mi trovo a correre, con quella leggerezza nelle gambe che hanno i bambini, quando giocano, come se quella fosse l’ultima volta che giocheranno, totalizzanti nel loro gioco definitivo. Io sto giocando a nascondino con la mia storica insopportabile collega di lavoro e con mio cugino, quello che è partito per l'Australia, quello che non vedo da almeno dieci anni, quel tipo di personaggi che tutti hanno depositato in uno dei meandri della propria memoria e del proprio armadio (uno scheletro, appunto!).
Insieme noi tre facciamo quello che, apparentemente, sembra un gioco e che consiste nel correre all'interno di un edificio vecchio e fatiscente, con le luci gialle e i mattoni rossi a terra e ci spingiamo sempre più all'interno.
In questo luogo scopriamo che ci sono alcune persone sofferenti, maltrattate e torturate, che giacciono a terra, che si lamentano.
Ogni volta che ne vediamo una, che sentiamo le sue grida e che la vediamo contorcersi, cominciamo ad urlare anche noi e corriamo  cercando l'uscita, immediatamente consci del pericolo che stiamo correndo.

Fuori dall'edificio, recintato, si trova una villetta comunale con l’atmosfera confortante di alberi, un bar, gli anziani che giocano a carte, la gente che cammina con le buste della spesa, i bambini in bicicletta.



Questo entrare e uscire dall'edificio diventa un gioco sempre più frequente, non facciamo altro che compulsivamente entrare e uscire da questo posto, alla ricerca dell'orrore. Vogliamo vederlo fortemente per esserne spaventati e correre subito via. Ogni volta sentiamo urla o pericoli, corriamo via sempre più veloci. Ad essere onesti, non so se ho visto molte persone sofferenti o se ho vissuto molto di più la paura di vederle e poi spinta da quella, fuggivo via.
Durante la notte e il sogno aumentavano ad ogni uscita dall’edificio, ad ogni corsa, che diventava sempre più faticosa, con le gambe che si facevano sempre più pesanti.

Ancora una corsa nell'edificio e ad un certo punto, dal fondo del corridoio, ci corrono incontro, aggressivi, tanti tanti ragazzi in gruppo, forse i custodi, con i capelli lunghi, le barbe e le tute blu, come quelle che indossano i meccanici o gli operai.

Noi tre schizziamo fuori. Sento che le gambe non ce la fanno. Pesano. Ragioniamo sul fatto che non possiamo tornare nelle nostre case perché lì ci scoprirebbero e allora decidiamo di separarci per cercare ognuno il proprio nascondiglio.

Sono rimasta da sola, la villetta è silenziosa e per quanto io faccia, il mio nascondiglio non diventa mai abbastanza sicuro, in un bar, dietro una macchina, sopra un albero, so che quei custodi mi troveranno, e mi tortureranno. In preda all'ansia mi spavento e mi sveglio. Il respiro è affannoso, intorno a me continuo a vedere i custodi che mi cercano, hanno espressioni cattive e io non ho rifugio e ho freddo.

Finisce il sogno e, come quando si stacca immediatamente la spina, tutto si spegne, le immagini vanno via e a poco a poco comincio a pensare che sono al sicuro, a casa, nel mio letto, non corro pericoli e se allungo una mano c'è lui, Co-Dreamer che mi abbraccerà!

venerdì 13 marzo 2015

Se poi Brancoli nel BUIO


Ci sono volte in cui brancoli nel buio alla ricerca di un senso.  
In realtà tu (e forse solo tu) un senso lo hai, lo vedi anche bene, ma quello che cerchi, quando brancoli, è una conferma dal mondo, dal di fuori, da quelli che invece ti sembrano non brancolare affatto, solidi nelle loro scarpe. Aspetti un segno da loro, che ti dicano "Ehi, siamo qui, ti vediamo, è tutto ok!"

… se brancoli, ignorando dove vanno i tuoi passi, sperando che si stiano muovendo nella direzione giusta, poi cerchi segni ovunque e trovi anche quello che ti sembra un segno e poi non lo è.
Ti sei ingannato.  
Oppure ti capita di non saper capire, di confondere un segno con qualcosa che di significativo, per te, sembra non avere nulla, perché non tu hai gli occhi per saper guardare quel dettaglio, da quel punto di vista o ancora perché non è il momento di guardare in quella direzione ed in quel punto!

Poi arriva un segno, che può sembrare banale agli occhi di molti, o forse proprio di tutti ed invece nel buio della tua casa, accende una luce fioca. E ti dice proprio: “Ehi, sono qui, ti vedo, è tutto ok!”

Ti capita poi per caso di leggere un articolo di Imma Vitelli e di rimanere affascinata dal suo modo di raccontare l'Africa, la vita di stenti eppure serena e intensa del suo popolo, che si scandisce ancora, come da sempre, con i ritmi di un sole potente, imponente, come quello che sorge laggiù. Vive di Africa lei, che è forte, più di certe regole!
Nella sua presentazione si dice di lei: "Sogna molto la notte. E ha imparato a fidarsi dei suoi sogni!"
 

E’ una frase. E’ lì che non chiama nessuno ed invece sa chiamare me.

Forse lei è un po’ come me! (ehm con le dovute distanze, geografiche etc …)
Dunque persone come me ci sono, che sognano, che si fidano dei loro sogni.
Anche se si aggirano lontane, per l’Africa, io non brancolo da sola! Allora è vero, allora si può! Si può camminare su binari dai percorsi ignoti, solo perché abbiamo l'intuizione che ci portino di là dal monte, si può attraversare a nuoto lo stretto di Gibilterra perché poi si troverà ristoro e visi amici.
E la fatica e il senso di smarrimento per la via e la stanchezza sono parte del viaggio, saranno scoperta e meraviglia, paura e sconcerto. Saranno il viaggio ed il solo sano gusto di affrontarlo senza timore! Brancolare è IL viaggio e consegna a questo un sapore unico!

Vista Imma, poi ho saputo vedere molti. Cominci a guardarti intorno e vedi nuove fioche luci accendersi e illuminarsi per la tua sola vista, per te che ha gli occhi per guardarle.
E capisci che non sei più sola e che sei circondata da brancolatori e brancolatrici solitari, perché la verità è che ignoriamo il percorso che i binari faranno e se stanno nella direzione che desideriamo, ma siamo carichi della nostra voglia di scoprire ancora gusti di gelato nuovi e se di là dal monte ci sono villaggi!

lunedì 9 marzo 2015

Cambiando il file, certe cose ... cambiano!


Ci sono giorni in cui la vita parallela, quella che vivo nei sogni, mi prende, mi coinvolge e poi mi convince che è lei quella vera, quella intorno alla quale sto passeggiando ogni giorno.

Poi suona la sveglia, mi rigiro su un fianco e mi accorgo che la notte magica nella quale stavo vivendo si è trasformata in un'alba grigia e nebbiosa di un giorno tutto ancora da cominciare.
Ed in quell'attimo in cui la meraviglia e ogni candore si scontrano perdenti con la realtà, il mondo di là, di colpo svanisce, corre lontano in una maniera che sembra persino difficile da riacciuffare.
Ogni notte mi tuffo nella mia normalità parallela e so che lì si può sostare per un po’, vorrei starci molto di più, fino a quando il corpo e la testa me lo permettono ed invece sarà una piccola sveglia dal suono tedioso a scandire il mio senso del dovere e dell'opportuno.
E' lei che mi introduce alle regole del mondo che vivo di qua dalla meraviglia!  Al risveglio conservo per me ancora un senso di leggero stupore, che piano piano scompare per ricostruirsi in una solida realtà di cui posso condividere i tratti con i miei consueti interlocutori.


Mi accade ormai da qualche notte che mi infilo velocemente nel mondo parallelo, imparo anche più velocemente le sue regole e poi incontro persone che conosco, che non vedo o che so che non vedrò per molto tempo.
Ultimamente le sto incontrando in un albergo, tutte ammassate nella hall, con gli specchi e le luci d'oro, che vengono tenute piuttosto basse, per il rispetto dell’ora, proprio come negli hotel di lusso degli anni '90.





  


Ognuna delle persone che incontro e conosco ha un letto nella hall, i letti sono vicini ed anzi vicinissimi fra loro e vengono inframmezzati da sobrie tavole apparecchiate per la colazione del giorno dopo. Sono persone che accomuno per la loro attività, generalmente ragionieri che conteggiano le spese di una azienda. Sono numerosi ed ammassati gli uni agli altri. Alcuni di loro sono affaticati, spesso si asciugano il sudore e sospirano. Nel mio sogno, credo di conoscere il loro lavoro e, nella vita al di qua della meraviglia, so di aver lavorato con alcuni di loro. Non faccio parte del loro gruppo (non sono mai stata un ragioniere in vita mia), non sono ammassata in un letto in una hall di albergo, non sospiro e sento che non mi manca nulla di quella vita.

Sto ancora dormendo, ma in un momento di apparente lucidità, mi sembra di capire che questo è un sogno che faccio in maniera ricorsiva, ad una certa ora, ogni notte, cioè poco prima del risveglio.

E’ l’alba, io continuo a sentirmi razionale e lucidissima e mi dico in sogno: "Bene, anche questa notte ricorre lo stesso sogno, ma questa volta c’è qualcosa di diverso ... ho cambiato il file di esecuzione ... stavolta si chiama "Family"!

Al vaglio, quando sono ormai sveglia, numerose ipotesi … e forse una ed una sola!

sabato 7 marzo 2015

La Mia Martenitza

Da poco sono nata in questo posto ed anche io farò la mia martenitza da donare alla terra, al vento e ai fiori che arriveranno, che non appassiranno!

mercoledì 4 marzo 2015

Mio dio di nuovo il fiocco BLU!

ore 7.30


La sveglia è già suonata ed è già tardi, come sempre devo correre, la colazione oggi non importa ... certo, ho una fame ... vestire?, ah si, mi devo vestire, un jeans, andrà bene, è comodo il mio solito Levi's strappato sul ginocchio, frutto della caduta dal motorino.
Il maglione che mi ha regalato mamma dov'è? Quello che mi porta fortuna con il compito di italiano? Quello che avevamo preso in vacanza, dov'è, dov'è?

Uffa, mmmm, grrrrrr, nel cassetto di mia sorella, sempre la solita distratta!
Mi vesto di corsa.
Non ho ancora mangiato la mia zuppa di latte e savoiardi, (il cibo è un chiodo fisso anche in sogno)
Oddio è sempre più tardi, il latte è ancora bollente, non importa, lo berrò, sarò ustionata ma puntuale.

 
Mi viene in mente di colpo che mi devo ancora mettere il grembiule bianco e il fiocco blu e ho un sussulto, non posso non uscire senza la mia divisa, oddio è tardi, devo indossarla ancora!

Faccio una corsa affannata, mentre tutti gli oggetti cadono intorno a me o mi arrivano addosso. E' come se mi trovassi nel mezzo di una tromba d'aria, in cui le cose escono dai mobili, in un turbinio di elementi e mi  volano intorno.
Esco di casa e BUM!

ANSIMO E MI SVEGLIO
FINE SOGNO!
Suona la sveglia e io ritorno su questa terra, la mia.
Impiego alcuni secondi per capire che non mi servirà il fiocco blu, perché la scuola è finita più di venti anni fa (dio mio, è una tragedia ogni volta che ci penso! Sono già volate, in un secondo, migliaia di mattine di blu infiocchettate).
Poggio i miei piedi sul pavimento e guardandomi intorno, capisco che non avrò la mia zuppa di latte e savoiardi, ma solo un caffè bollente e amaro, metterò su i tacchi che nel frattempo ho imparato ad indossare, con meno fatica e stamperò un sorriso smagliante sulle labbra!
Buon giorno Mondo! 
Eccomi!

lunedì 2 marzo 2015

Una Lingua Di Terra Lunga Un Ponte



Viene in pace, viene quando non lo pretendi, quando ti fermi ad aspettarlo, quando sai che arriverà.

... E Lui Arriverà Quando Vuole Arrivare!

E’ arrivato. Un sogno, come un regalo, quello di un uomo a se stesso, un messaggio in bottiglia che si fa storia, per essere capito, per essere raccontato, meraviglia del cervello umano, che sa creare trame, che sa intrecciarle meglio di qualunque sceneggiatore.

Alla consueta domanda: "Oggi hai sognato?" Questa volta, la risposta è stata "SI" ... confortante, inconfondibile "SI!"

E poi è stato un fluire di parole e marmellata, immagini inzuppate nel caffè, descrizioni e atmosfere di miele.

Questo racconto è in terza persona, perché non un qualsivoglia Dreamer, ma IL Co-Dreamer, costantemente di vedetta, ha prodotto il primo sogno della nuova era!

Stava camminando su un ponte, che ha visto più come una lingua di terra che unisce due montagne.
Certo è complicato descrivere qualcosa che non esiste in natura e che l'uomo non riesce a creare se non in un sogno, però provate lo stesso a fare uno sforzo di immaginazione.
Provate a pensare a questo ponte - che è anche una lingua di terra - dove si può camminare agevolmente e che è altissimo, anzi altissimissimissimo! Talmente alto che non si distingue affatto cosa ci sia al di sotto. Provate ad immaginare lo smarrimento che avete se provate a guardare giù e poi provate a pensare che dovete andare avanti, che è necessario, che l’alternativa sarebbe stare fermi lì, stagnanti per sempre!

Sarebbe certo  una situazione che provoca paura, terrore di proseguire e di rimanere.

Per paura di cadere e finire nel chissà dove, il mio Co-Dreamer, sceglie di camminare carponi, perché sa bene che quella è una posizione più solida e sicura. Non gli importa se impiegherà  il doppio o il triplo del tempo per raggiungere l’altro lato della terraferma, perché in fondo è sempre bene procedere sicuri nel proprio andare.

Arriva imprevista, una macchina in direzione contraria ed il co-Dreamer, deve farsi proprio piccolo piccolo per consentire alla macchina di passare senza esserne schiacciato. Deve essere anche attento a non cadere giù dal ponte. Diventa davvero piccolo piccolo e con la mente si sforza di essere sempre più piccolo anche dentro, anche negli organi vitali, prova a respirare di meno, perché si sa che gli organi sottovuoto occupano meno spazio.

La macchina riesce a passare e lui ricomincia a respirare, ad allargare i suoi polmoni, tuttavia non si rialza in piedi, continua a pensare che sarà meglio proseguire ancora sicuri sulla propria strada, camminando a quattro zampe.

Il profondo nulla imperscrutabile sotto l'altissima lingua di terra, dopo alcuni passi di zampa, finalmente diventa un meraviglioso lago azzurro e questo sogno finisce in un liberatorio salto nel lago, che mette fine al camminare sicuro, lento che non consente di vedere tutto il bello che il posto offre.
Un salto nel lago profondo nonostante la paura del freddo e del fondo, sapendo finalmente dove lasciare andare il proprio corpo!