venerdì 13 maggio 2016

Ciao #Lisbon #Lisbona ... Ciao mio #Portogallo

Meraviglioso orizzonte, splendido il panorama ovunque io abbia posato lo sguardo, visi sereni, sempre sorridenti, tempo lento in cui non pesano nè il tempo della ricerca delle cose da conoscere o imparare a #Lisbona, ma nemmeno gli angoli sporchi o abbandonati e brutti, che nelle nostre città ci sembrano insopportabili.


 
La serenità di questi giorni, che mi porto dietro e soprattutto dentro, è un valore ed è un impegno che io prendo con me stessa e con chi mi vive intorno, accanto, sopra e sotto. E' un regalo che mi ha fatto il Portogallo e non posso non tenerne conto.
E' la raccolta di un tempo che io ho dedicato a me, per riempirmi gli occhi e la mente di cose, di immagini, di pensieri di riflessioni, di cose belle, di persone belle, di storie semplici, quelle che riesci a vedere quando hai la mente sgombra e non hai preoccupazioni, schedulazioni. Quando il tuo tempo sfugge perdendosi velocemente come l'acqua di un fiume tutto questo non lo sai vedere!
Si impiega un po' per allinearsi al tempo lento delle vacanze, al fatto che ci si deve perdere per cercare qualcosa e trovare in fondo qualcos'altro di nuovo e di illuminante.
C'è il tempo delle file al museo durante il quale ascolti la lingua e il suono della voce delle persone in fila con te, osservi i giochi dei bambini che NON si annoiano MAI e, anche se non vuoi, non puoi fare a meno di "stare immerso" nei discorsi degli altri ... e ascoltandoli realizzi che non c'è mai nessuno che, in fila al museo, sta parlando di bollette, soldi o scadenze, ma solo del posto da visitare dopo il museo, del ristorante dove andare a mangiare, dello scorcio da fotografare.
E' un tempo lento che merita il suo tempo!
Si comincia al mattino facendosi un'idea mooooooolto flessibile dei posti che si vogliono vedere ma si ignora completamente come ci si arriva e che cosa si incontrerà durante il viaggio.
Ed è il viaggio la parte che colpisce di più.
E certo si arriva comunque al punto, si arriva dove si vuole arrivare, prima o poi. Tante volte è poi!
 

Si parla spesso di ritorno dalle vacanze come ritorno alla normalità.
La normalità? Quella cosa che ti svegli quando fuori è ancora buio, o non dormi affatto per l'ansia di non svegliarti? Quella cosa che devi viaggiare tutto il giorno per raggiungere il posto di lavoro, mangiare un panino davanti al pc, tornare a casa, avere tempo per fare una lavatrice e la cena, parlare mezz'ora di quello che vorresti fare nel fine settimana? E' questa è la normalità? Cioè Portogallo, la saudagi, il caffè alle 10, la vita lenta portoghese, il panorama con l'Oceano non vanno bene? Non sono normali? Fermate questo treno. Ora. Non scherzo. Ora. Voglio scendere. Ora. Ditemi che quelli non normali vivono solo a tre ore da qui. Ditemi che dovremmo tendere in quella direzione. Ditemi che questa normalità non è normale. Ditemi!
La giornata del rientro dalle vacanze comincia con piccoli gesti positivi.
Di solito ti svegli, brancoli nel buio, fino alla cucina, accendi la luce della cappa che è più soft, metti su il caffè e ti lasci andare su una sedia aspettando lo scossone elettrificante di quella tazza nera fumante che un pò profuma di vita un pò ti da il coraggio che a quell'ora ti manca!
Al rientro delle vacanze invece senti al risveglio una voce che parte da una sinapsi non ancora fulminata, che ti dice "Apri" e tu apri la finestra.
Il caffè lascia il posto ad una tazza di té nero aromatizzato al cioccolato, così non prendi zuccheri in più di quelli che hai già preso durante le vacanze (hastag dieta non mi freghi!).
Apri una di quelle scatole con i dolci presi in aeroporto, poco prima di partire, perchè vuoi portare quanto più puoi della vacanza con te, i ricordi, i colori, i sorrisi e le risate, perchè vorresti impacchettarli e metterli nello zaino per diluire con l'acqua (e vabbè anche la pioggia) l'effetto delle vacanze. Poi assaggi un pezzo di Portogallo take away chiudi gli occhi e sei là. Apri gli occhi ... e sai che sei tornato a casa! Senza possibilità di recupero, ma anche con la serenità che il viaggio che casa tua ti regalano insieme! Sei a casa!

E poi quando sei fuori casa, stai andando al lavoro, stai andando a ricominciare la tua normalità, ti capita di leggere un post della tua amica che parla della sua amica, sei ferma ad aspettare lo 039, che oggi ha fatto tardi, in fondo come tutti i giorni.
Hai negli occhi, nella mente, persino nei capelli arruffati ancora tutto il ricordo di quella #Lisbona là, che brulica di intensa vita, il sapore di bacalao e posteis de Belem e porto ... e poi leggi che c'è qualcuno che saluta qualcuno, che Rossella saluta la sua eterna amica, Laura, che vola altrove a cercare la sua fortuna, la sua crescita. E quel ricordo di vacanza diventa nostalgia e voglia di cullarsi e non pensare ad altro ... Io torno e tu vai ora. Buon viaggio e buona fortuna cara Laura.
#Portogallo, #Lisbona, #scrittura, #vacanze, #stranieri,#rientro

lunedì 2 maggio 2016

Regala un barattolo dei pensieri positivi

Nella mia casa c’è una stanza (un po’ più di una stanza)
Nella mia casa c’è anche una mensola (un po’ più di una mensola)
Sulla mia mensola c’è un barattolo (e solo un barattolo!)
E’ il barattolo dei pensieri positivi, lo uso all’uopo, non una volta al dì … ma una volta al mese si!
 

E’ il barattolo che contiene post-it colorati ed ogni post-it è un pensiero positivo, molto positivo, perché racconta di qualcosa che ho fatto e soprattutto che ho fatto bene

E’ UNA COSA BUONA

FATTA BENE

 Scrivo solo poche parole, giusto quelle utili a ricordare, sono quelle parole, che poi, rilette diventano subito immagine, ricordo ed infine storia, una bella storia che parla di me, una storia in cui io ho agito, sono stata protagonista. Non importa che sia una storia con un happy end, anche se quello è auspicabile, ma basta sapere che io lì c’ero, con tutta la mia testa, la volontà e le scarpe, un paio di tacchi!

E’ un barattolo assai conservatore, che conserva qualcosa a lungo, come quelli da tenere in una dispensa, da usare quando fa freddo fuori e non c’è molto cibo fresco in giro per casa e si fa appello a tutte quelle risorse interne per stare in piedi e centrati.
Quando ho un momento buio, quando il cielo è cupo, quando perdo la speranza di poter respirare ancora aria pulita o tornare a vedere un po’ di luce, quando ho qualche dubbio sulle cose che so di me, prendo un post-it, lo apro piano, sbircio la frase, come nel poker, assaporo una ad una le poche parole, ricordo quello che ho fatto e respiro a pieni polmoni.
C’è una strana sensazione di sana gioia che comincia ad attraversare tutto il corpo.
Ci sono persone in cui il risveglio comincia quando si dissipa il velo di torpore dalla testa e ci sono persone a cui partono i piedi da soli con un bisogno irrefrenabile di ballare a ritmo swing. L’intero corpo ne viene contagiato, spalle, fianchi, ginocchia e guance per finire con gli angoli della bocca che vanno all’insù,

TU sorriderai! E ti piacerà!

Si, uso il TU perché voglio contagiarti, voglio chiederti di provarci, prendi una barattolo di sana sanissima nutella svuotalo pacificamente della parte cioccolato, gianduia e godimento e poi riempilo, sovraccaricalo, inzeppalo di pensieri positivi!

Il contagio crea coraggio (per certo crea una rima), il coraggio rende testardi, la testardaggine porta a perseguire un obiettivo folle da folli, i folli si circondano di persone folli e ironiche, che seguono ancora di pomeriggio lo stesso cartone animato di vent’anni fa, che festeggiano ogni giorno il proprio compleanno più sei mesi, sei giorni, sei ore  e cinque minuti … più sei mesi, sette giorni, sei ore e nove minuti … più sei mesi …
Guardandoti allo specchio troverai la tua pelle curiosamente un po’ più luminosa e sentirai un fortissimo bisogno di affacciarti alla finestra per capire fuori cosa c’è e magari sorridere e dire al primo passante che è un “tipo ok”.

Oppure potresti aprire la porta della stanza accanto alla tua e dire a quella persona seduta sul divano a leggere silenziosamente il suo libro e che ti accompagna nella vita, che ti piace vivere quella vita insieme, con gli aggiustamenti di ogni giorno, ma che ora come allora, questo è bello!
Regala un barattolo ai tuoi amici, alle persone che ami, conservane sempre uno per te, perché tu non debba mai dimenticare mai chi sei.
Regala un barattolo ai tuoi amici perché hai fiducia in loro e sai che un pensiero positivo li aiuterà a sorridere di nuovo e di nuovo ancora: quel barattolo contiene i loro pensieri positivi, le loro azioni migliori, le loro imprese memorabili e quelle dei loro figli.
Regala un barattolo perché sai che quella sarà la loro fonte di sicurezza. Regalalo perché con un pensiero positivo un sogno diventa più vicino.
Io ho usato un barattolo riciclato almeno un paio di volte, conteneva funghetti sott’olio, poi ha ospitato la marmellata di fichi cucinata da una campionessa di marmellate e ora raccoglie i miei pensieri positivi e la vita di questo barattolo è destinata a migliorare ancora, a colorarsi e a risplendere sulla mia mensola, ad avere nastri e fiocchi.
Sii cocciuta, sii arrabbiata, pronuncia pure  ad alta voce il tuo “si” o il to “no” purché tu lo ritenga la tua risposta definitiva.

E anche se non ti senti giù, ma sei solo in quella fase un po’ “gne gne” che non sai che cosa vuoi, ma ci sono una serie di cose che di fondo ti danno un sacco fastidio, beh allora tira su un pensiero positivo,
Giusto per non dimenticare
Giusto per non buttare in un anonimo archivio cartaceo una tua idea

Per rinfrescare un pensiero

Per verificare se è arrivato il momento giusto di dargli spazio

Per provare nuovamente a farlo avviare su altri binari

Per capirne se ancora quel pensiero positivo ha lo stesso peso sulla tua vita e sulla tua storia

Perché ti illumini

Per inviare una lettera a babbo natale o alla fatina dei buoni pensieri e delle idee strafighe, che devono vivere assolutamente da qualche parte nel mondo e che devo ascoltare quello che hai da chiedere!

 
#barattolo, #unbarattoloperognioccasione, #nutella, #tentativo, #dolce, #sweet, #positivo, #pensiero, #vita, #giorno, #casa, #home, #pensieropositivo, #thinkpositive

giovedì 21 aprile 2016

Un eroe dell'ovvio

Sono consulente, faccio un lavoro che attiene alla sfera della magia, in un mondo magico, a contatto con gente che può molto, persino assumere un consulente per fare cose che dovrebbe e potrebbe fare personalmente.

In questo mondo supersupermagicalidoso, la mia autostima cresce, enormemente, ogni giorno, soprattutto quando qualcuno ti chiama e ti dice: “ok, sei un sognatore, ma riesci a fare cose che io  … mamma mia …”, lasciando poi sospesa questa frase.
Non so se questo significa che non sanno proprio come si finisce la frase o se è meglio non prendersi la briga di dire cose a cui poi dovrebbero dare seguito.
Di solito si tratta di attività amene, entusiasmanti e di profondissimo ingegno, che io so fare molto bene, tipo passare da un foglio Excel all’altro o peggio fare il “Cerca Verticale” (che già per il solo fatto di sapere dell’esistenza della formula, io mi auto compiaccio e mi stimo tantissimo!).

Questa mattina con estrema ansia e urgenza mi hanno chiesto di fare una verifica di accesso di utenti ad alcuni contenuti per Ipad: “Sai sono stati assunti da poco, è opportuno che abbiano tutto quanto necessario per potersi formare e poter lavorare!”
“Ops, assunti da poco? Prima di tutto bisognerebbe verificare che abbiano già un iPad?”
“Ops, Ops, è vero non hanno un Ipad”
… prima fase di un disastro annunciato e quindi prima fase della gestione dell’ansia altrui
… passano pochi pochissimi secondi e “Oh mio dio e come fanno senza Ipad?”
E io: “Beh, prima glielo facciamo configurare e poi diamo loro accesso ai contenuti.”
“Ah già, è vero, possiamo fare così … mmm, sei proprio forte sognatore …”
e io che divento un eroe dell’ovvio, mi esalto da morire! Cioè io lavoro perché tu non puoi!!! Non sono io che sono forte, sei tu che non je la puoi fa’! NCSPPN (Non Ci Siamo Proprio Per Niente!)



#consulente, #lavoro, #lavori, #assumere, #ipad, #sognare, #autostima, #excel, #assunzione, #eroe, #scritturebrevi, #sogno, #realtà, #consulenza

martedì 19 aprile 2016

Assumere una wedding planner per organizzare il compleanno di tuo padre


Questa notte ho sognato che una wedding planner doveva organizzare il compleanno di mio padre, io sono affannata e in continuo ritardo.
La tizia che ho assunto stessa, sempre nei miei sogni – che di lavoro, nota bene, fa la wedding planner di un compleanno – mi chiama in continuazione, dice di scrivermi per informarmi riguardo agli appuntamenti che ha schedulato e, dato che io ne sono sempre informata, devo essere sempre pronta a risponderle. Ma io non riesco a leggere nessuna delle mail che lei mi invia e quindi non sono mai preparata al suo arrivo e alle sue domande.

Mi sento sorvegliata e tampinata da questa qui che si finge mia amica … e invece è una wedding planner e poi io sono anche in continuo colpevole ritardo: non so dire quanti sono gli invitati, non so dire come mi vestirò, non so dire in quale periodo voglio la festa (e parliamo sempre del compleanno di mio padre).

Un retro-pensiero cosciente mi dice che è meglio se mi sveglio, devo controllare che la sveglia suoni, magari non l’ho controllata e mi devo svegliare e invece sto ancora pigramente dormendo … controllo l’ora e sono le 3.50, è notte fonda, porca miseria, devo dormire, adesso torna la wedding planner …

… E infatti è tornata … dice di aver chiesto ad una ragazza di venire a casa mia per prendere le bomboniere e io confortata dico “Ok, questa la so, ho le bomboniere…”, poi mi fermo le guardo e dico “Oddio, mancano i confetti!” e nemmeno realizzo che le bomboniere SONO I CONFETTI!!!


Suona la sveglia per salvarmi, sono le sei! E’ 18 aprile … è il compleanno di papà!
 

#weddingplanner; #eventplanner, #wedding, #compleanno, #scritturebrevi, #papà, #festa, #figli, #sognare, #sogno, #libri, #ansia, #stress, #insonnia, #paura

mercoledì 9 marzo 2016

Amare il proprio Fallimento

Fallire per una perfezionista, permalosa e orgogliosa come me, è una vera pugnalata con l’aggravante che è auto-inferta!

Capire quanto sia grave un nostro fallimento, parte dalla definizione della questione. Innanzitutto mi pare necessario riconoscere un paio di cose:







Che cosa chiamiamo Fallimento?

Che succede quando Sbagliamo?

Quanto tempo è opportuno dedicare al Fallimento?

Parliamo di quello scivolone che è successo a tutti noi, quella volta che stavamo scendendo eleganti come poche volte nella vita, dalla luminosissima scala di Sanremo, cadendo rovinosamente, devastantemente giù e ancora più giù.

Penso a quel senso di vergogna che proviamo quando goffamente siamo a terra, indifesi e piccoli e dobbiamo tirarci su.
Come sapremo farlo? Sapremo gestire l’imbarazzo? E soprattutto sapremo trarne insegnamento?

Io direi che possiamo cominciare provando a:

-          a riderci su perché in fondo siamo davvero esilaranti

-          a non ridere per gli scivoloni degli altri … perché sono altri “NOI” che cadono

-          evitare di recuperare facendo gaffes più grandi degli stessi scivoloni

-          morire senza recuperare (possiamo gridare la ritirata e nasconderci velocemente fuori dalla vista altrui)

-          rifare gli stessi percorsi per sperimentare nuovi passi

-          osservare da un altro punto di vista, dal pavimento, la realtà

Quando lo scivolone è un errore sul lavoro, tutto di noi è in discussione, la nostra autostima, il nostro valore, il nostro narcisismo, la nostra stessa bellezza, la nostra capacità di parola e di difesa. Come salvarsi?

Mettiamoci alla finestra e aspettiamo che il tempo ci salvi, senza essere passivi, osserviamo con il cervello acceso ed attivo.
Stranamente, il tempo ci accende, ci illumina, anche se in realtà illumina uno sguardo o un comportamento di noi che non abbiamo indirizzato correttamente. Il tempo ci aiuta a trovare una spiegazione all’errore perché ci aspetta nella riflessione, ci lascia elaborare le immagini, le parole e le mette insieme per noi codificandole. Il tempo lo farà, ci salverà!
I fallimenti ci costringono a ragionare su qualcosa, ad osservarla da molto vicino, per questo potremmo scoprire di aver sottovalutato un passaggio e sopravvalutato altri processi. Il fallimento ci aiuta a prendere le misure, a capire come le cose non vanno fatte, su quello che dovremo fare successivamente …

Nel frattempo chiedo a me, a noi, al mondo, all’etere di eliminare i pensieri negativi ricorrenti. Sono quei momenti in cui in maniera ripetitiva ripensiamo a quello che è successo, rimuginando sull’errore compiuto, replicandolo mille volte nella nostra mente. Questa ripetitività, se possibile, ci riporta sugli stessi passi ed è quasi un comando alla mente di rivivere e quindi ripetere le stesse azioni.

… e quando è passato un po’ di tempo … ancora tempo … si tratta solo di tempo, quello che ci aiuta umilmente a dimenticare quell’errore umano, nostro, che lo rende insopportabile, per poterlo poi riprendere in considerazione in maniera ironica e un po’ più oggettiva.

Ho imparato da sola ad ama i miei errori, da lontano, perché ho scoperto che sono la parte più sana e persino più autorevole e saggia di me!
#stylettochallange

martedì 1 marzo 2016

Caro Lavoro ti scrivo



- Che ci piaccia o no
- Che lo vogliamo o no
- Che ne siamo consapevoli o no

per tutti noi, tu sei la cosa che più di tutte anima le nostre giornate da mattina a sera, ti componi di persone che dobbiamo più o meno stimare per poterci stare a fianco. Abbiamo bisogno di stabilire con loro un vero contatto umano di partecipazione e vicinanza. Abbiamo bisogno di sentire che siamo utili. 
Io ho capito che non ho voglia di fare lavori strategicamente importanti perché in fondo non sono capace  di imporre la mia volontà, non urlo, non ostacolo … persino un'espressione strana del viso di chi mi parla, mi confonde e mi fa rinunciare.
Ed poi si crea quel circolo vizioso per cui se rinunciamo a fare qualcosa perché non ci sentiamo all’altezza, arriva insieme quel senso odioso di frustrazione e di incapacità e dunque rinunciare di nuovo a partecipare ALLA NOSTRA VITA LAVORATIVA.

Questa è la prima parte di una lettera al lavoro #carotiscrivo, amato nemico, che io ho scritto circa un mese fa in un momento di totale annullamento, ma che sono sicura, ognuno di noi scriverebbe ogni giorno, dieci volte al giorno!!! Ho capito che il mio problema è lì, nel mio stare sostare senza passione fra quelle carte pertanto ho deciso di lavorare su questa mia lettera, ridurla in pezzetti e metabolizzarla lentamente, perchè se voglio i sogni a colazione, significa che dovrò essere capace, durante il resto della giornata, di prendere in mano la mia vita, le mie passioni e renderle vive anche quando tutto intorno a me alza un muro di pacata indifferenza.